Concentrati sulle PMI

Be Private ha incontrato Luca Mori, responsabile della gestione di Hi Algebris Italia Eltif e portfolio manager di Algebris Investments, società indipendente di gestione del risparmio globale che offre una gamma di soluzioni d’investimento gestite attivamente e basate sull’analisi fondamentale.

Quali opportunità offre questa strategia di investimento?

«Il nostro obiettivo è creare valore investendo nelle Pmi italiane, quindi partecipando alla crescita del tessuto economico nazionale. Gli Eltif sono nati per aiutare il reperimento di capitale da parte delle aziende medio-piccole. Sono un utile strumento che permette da un lato alle imprese di reperire sul mercato le risorse per finanziare la crescita futura, dall’altro agli investitori di entrare in realtà ben strutturate, ma piccole e illiquide, in un arco di tempo di almeno cinque anni, che consente di fare affidamento sulla stabilità delle masse raccolte».

Le Pmi sono protagoniste dell’attività economica italiana e fonte di crescita. 

«Nonostante la costante incertezza economica e politica italiana degli ultimi 20 anni, di recente le Pmi si sono rivelate la linfa vitale del tessuto economico italiano; ciò ha significato avere la possibilità di trovare aziende che hanno fornito ritorni garantiti e costanti nel tempo. Oggi, con l’insediamento del governo Draghi, ci troviamo in una situazione cruciale: la migliore guida possibile per sfruttare al meglio le risorse che ci perverranno con il “Next Generation Eu”. Ci sono molte eccellenze all’interno di nicchie di mercato con un elevato know how e sostenute da driver che permettono di raggiungere i target economici finanziari. Queste eccellenze sono gestite da leader con una chiara visione sul futuro, che sanno cogliere le opportunità anche con attività di fusione e acquisizione, sia sul mercato locale, sia estero. Inoltre, non va dimenticato che le Pmi italiane hanno costantemente sovraperformato non solo all’interno del mercato nazionale, ma anche rispetto ai mercati europei, sia nei confronti delle large cap, sia delle small».

Qual è il vostro approccio all’investimento?

«Il nostro universo di riferimento è costituito da imprese con una capitalizzazione inferiore a 500 milioni di euro. Sarà nostra intenzione investire principalmente in fase di nuove emissioni, senza però tralasciare la parte già quotata sul mercato, dove si possono facilmente rilevare aziende appetibili ancora sottovalutate. Nella scelta dei titoli utilizziamo un approccio bottom up con un’intensa attività di incontri con il management per valutare le strategie di sviluppo e poi arrivare a una valutazione finale attraverso un modello finanziario proprietario. Il nostro universo di riferimento è, come già specificato, definito dalla capitalizzazione delle società dove si ha una larga presenza di società quotate sul mercato Aim». 

Qual è la vostra strategia di investimento?

«Investiamo principalmente in nuove emissioni (Ipo), in aziende in fase di pre-Ipo e in società quotate. Cerchiamo valore nelle imprese e, per quanto riguarda le Pmi, riteniamo che il mercato delle quotate e delle quotande offra ancora molte opportunità di investimento. Il nostro obiettivo è selezionare realtà di eccellenza che si rivolgono al mercato dei capitali in un’ottica di crescita e di espansione futura, sia organicamente, sia con operazioni di fusione e acquisizione. In termini di obiettivi, cerchiamo aziende il cui upside teorico sia almeno il 50% stand alone e per questo motivo ci focalizziamo molto sul modello di business e sul piano di sviluppo di lungo termine. Vogliamo dare sostegno alle Pmi ad alto potenziale per una crescita dimensionale che permetta loro il passaggio al mercato principale, facendo in modo di attirare un maggiore interesse da parte degli investitori. La nostra è una gestione attiva con la possibilità di essere presenti anche sul lato dell’engagement con gli imprenditori. All’interno del processo di investimento, integriamo anche i criteri Esg in due momenti: il primo riguarda uno screening che viene effettuato a monte su tutti i titoli oggetto di investimento, per definire un universo di esclusione; l’altro è specifico sulle singole posizioni in portafoglio e, là dove è difficile reperire informazioni per le dimensioni contenute delle aziende, utilizziamo questionari ad hoc redatti con il supporto del mio team».

Come integrate le strategie Esg?

«La nostra valutazione si articola in due forme di strategia: la prima, inclusiva, riferita a settori, società o paesi ad alto rischio Esg; la seconda, esclusiva, che seleziona le imprese virtuose. Le due analisi si integrano e danno la possibilità di arrivare a una valutazione attraverso il reperimento di tutte le informazioni necessarie per determinare le nostre scelte, tenendo conto che spesso, all’interno del nostro universo di riferimento, è difficile avere a disposizione bilanci di sostenibilità o rendicontazioni non finanziarie».

Avete preferenze settoriali?

«In questo momento storico è molto difficile definire la situazione prospettica e anche da analisi molto accurate non è semplice intuire le giuste scelte di investimento. Riteniamo che sia opportuno concentrarsi su quelle azioni coinvolte nella fase di transizione e di rinnovamento che stiamo attraversando. Abbiamo una particolare attenzione ai temi guida di una ripresa spinta da concetti quali l’economia circolare, le energie rinnovabili, la sostenibilità, la digitalizzazione (cloud, fibra, cybersecurity, IoT e intelligenza artificiale) e la silver economy».

Lei si occupa di mercato italiano da oltre 25 anni: qual è l’evoluzione più significativa che rimarcherebbe?

«Secondo una mia recente analisi, tenendo conto anche del momento storico che stiamo vivendo, la governance delle aziende (anche storiche) è inevitabilmente cambiata: sicuramente si registra un netto miglioramento e una maggiore attenzione. Ciò grazie anche allo sforzo e all’impegno di Borsa Italiana e di Assogestioni, con la costituzione del Comitato corporate governance, e l’introduzione dei codici in materia».

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Responsabile Clienti Istituzionali Fondi&Sicav

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