Proteggere contro i rischi, quelli visibili… e quelli meno
Angelo Campani, condirettore Generale di Credem
Ciò che caratterizza il risparmiatore italiano da molti decenni è, per molti versi, diametralmente opposto alla percezione della nostra economia e delle nostre finanze all’estero: mentre il Paese soffre dell’immagine di una nazione cicala, sovra-indebitata e scarsamente in grado di pianificare nel medio-lungo termine, le famiglie italiane si comportano, dal dopoguerra in poi, come operose formiche, in grado di accumulare una quantità di risparmio privato che, in relazione al Pil, ha pochi rivali al mondo.
La stragrande maggioranza degli italiani possiede la prima casa, mantiene una propensione positiva al risparmio anche nei momenti più bui, si dichiara volentieri conservativo nelle proprie scelte di investimento ed è poco amante delle mode più speculative. Inoltre, come dimostrano molte ricerche di mercato sul tema, l’esigenza di protezione del capitale è, da noi, molto più sentita rispetto a ciò che avviene negli altri paesi europei o anglo-sassoni.
Certo, questo atteggiamento mentale non è privo di contraddizioni: vogliamo proteggere i nostri risparmi e siamo contemporaneamente critici per gli scarsi rendimenti, mentre sappiamo (o almeno dovremmo anche solo intuitivamente capire) che rischio e rendimento sono, da un punto di vista finanziario, due facce della stessa medaglia. Dichiariamo come obiettivo primario di investimento la conservazione del capitale “nel caso in cui dovesse capitarci qualcosa”, ma siamo allo stesso tempo la nazione più sotto-assicurata in Europa contro tutti i rischi della vita: l’infortunio, la malattia, una longevità non autonoma, rischi professionali, ecc… Vogliamo, con i nostri risparmi, tutelare e agevolare le prossime generazioni, ma siamo anche un Paese con una scarsissima vera pianificazione successoria, sia sul versante privato, sia su quello delle aziende.
Oggi, nel contesto di un’inflazione nuovamente crescente e di un possibile prossimo rialzo dei tassi, l’illusione di proteggersi tenendo i soldi parcheggiati sul conto corrente si rivela una scelta controproducente e costosa per il risparmiatore. Agendo in questo modo, quella che potrebbe sembrare la scelta in assoluto più prudente è in realtà soggetta non tanto a un rischio potenziale, quanto a una certezza: la liquidità è oggi una forma di accantonamento a erosione garantita del capitale nel tempo.
Proteggere fattivamente il proprio patrimonio comporta scelte che richiedono un adeguato supporto consulenziale: dalla corretta quantificazione e allocazione dell’effettivo fabbisogno di liquidità, alla puntuale misurazione delle necessità assicurative, passando dall’effettiva messa in atto di strategie successorie in grado di garantire la fedeltà nel tempo dei nostri risparmi ai nostri affetti. Tutte azioni che, con l’adeguato supporto di un consulente, consentono di uscire dalla gestione meramente tattica dei propri investimenti e di entrare in una logica di vera pianificazione finanziaria e patrimoniale. Fornendo ai nostri investimenti la risorsa più pregiata per la loro crescita: il tempo.
È responsabilità di chi, come noi, gestisce una fetta importante del risparmio degli italiani fare in modo che ogni scelta sia la più consapevole ed efficiente possibile. Per questo motivo, nel nuovo numero del magazine Be Private partiremo proprio dall’analisi di questo paradosso, tipico del risparmiatore italiano: un’esigenza di protezione spesso proclamata, ma poco seguita nei fatti. Con l’intento, tutt’altro che accademico, di fornire testimonianze, strumenti e suggerimenti di soluzioni per colmare questo gap e fornire ai nostri clienti, quelli di oggi e quelli di domani, chiavi di lettura adatte per un mondo che cambia. Buona lettura a tutti!