Esg, investitori più contenti prima che dopo
Una ricerca di Credem e dell’Università Milano Bicocca
Monica Rossolini, docente all’Università Bicocca di Milano e Doriana Cucinelli, Ricercatrice di Economia degli Intermediari Finanziari, all’Università degli Studi di Parma
Qual è stato l’obiettivo della vostra ricerca?
Monica Rossolini: «L’idea è nata da una riflessione, maturata anche sulla base dei vari studi in tema di sostenibilità, che, probabilmente, chi investe in strumenti finanziari di investimento sostenibile non persegue solo una finalità economica tradizionale. Da qui è nata la volontà di investigare le determinanti della scelta di puntare su prodotti Esg e la relazione tra l’investimento Esg, la soddisfazione finanziaria e la felicità, cioè l’appagamento della vita dell’investitore. Quindi, questa ricerca è nata con l’intenzione di capire se l’investimento in strategie sostenibili possa essere un fattore che, insieme ad altri, quali l’età, l’istruzione, lo stato civile piuttosto che la ricchezza, possa contribuire alla soddisfazione finanziaria e alla felicità del risparmiatore».
Che cosa intende quando parla di felicità e soddisfazione finanziaria?
Monica Rossolini: «Abbiamo utilizzato domande specifiche presenti in letteratura, da studi non necessariamente centrati sulla sostenibilità, ma che analizzano i due aspetti sui quali ci siamo focalizzati. La soddisfazione finanziaria va intesa come essere contenti della gestione entrate e uscite della propria famiglia. Per quanto riguarda la felicità, abbiamo fatto due domande che consentono di calcolare il grado di felicità della persona che risponde in merito a vari aspetti della vita, che vanno dalla salute alla famiglia, dalle amicizie agli aspetti più economico-finanziari, per misurare la percezione che ha ciascuno della propria condizione. La nostra riflessione di base è stata che, se normalmente in un investimento tradizionale l’obiettivo è la ricerca di un rendimento, non è detto che ciò valga anche per l’investimento sostenibile, rispetto al quale le nostre attese sono rivolte anche ad altre finalità di carattere valoriale. Se gli elementi che fanno da traino sono più motivazionali, ne consegue, dal nostro punto di vista, che l’impatto sulla felicità possa essere rilevante: si prova una sensazione di appagamento nell’avere realizzato un obiettivo personale che non necessariamente è di natura economica».
Dalla ricerca, quali sono le evidenze più significative che spiegano perché si investe in prodotti Esg? Alcune ricerche parlano di una maggiore propensione dei millennial verso queste soluzioni; vi risulta?
Monica Rossolini: «Innanzitutto va fatta una precisazione sul campione di clientela da noi intervistato, nel quale le persone con più di 50 anni sono circa il 70%. L’età, in base al lavoro da noi svolto, non sembra così determinante nella scelta di investire in prodotti sostenibili. Per quanto riguarda le caratteristiche dell’investitore Esg del nostro campione, è stato rilevato che il titolo di studio genera una diversità di approccio. Nello specifico, ed è un tratto che emerge, sia tra i clienti, sia tra i consulenti, chi è specializzato in temi economici, ad esempio con una laurea in materie economico-statistiche, ha una propensione inferiore a investire in prodotti di investimento sostenibili. Si tratta di un aspetto che abbiamo cercato di motivare attraverso il tipo di formazione che probabilmente hanno ottenuto coloro che hanno partecipato alla ricerca. Alla luce dell’età media degli intervistati, durante i loro studi probabilmente il tema della sostenibilità non era approfondito quanto lo è oggi e non era presentato anche come strumento per perseguire un rendimento. Negli ultimi 10 anni, l’impostazione degli studi universitari ha subito diversi cambiamenti e la sostenibilità è entrata a pieno titolo anche nel determinare il potenziale rendimento delle diverse asset class. Un altro elemento che emerge è che l’investitore Esg ricerca piacere e gratificazione, un quid che va oltre il puro investimento».
Perché avete inserito, a fianco alla soddisfazione finanziaria, la domanda sul livello di life satisfaction?
Monica Rossolini: «È un’indicazione che viene dalla letteratura. I precedenti studi sono infatti concordi nell’affermare che alla domanda sulla soddisfazione finanziaria, in termini di ritorno dell’investimento fatto, occorre affiancarne un’altra sul livello di soddisfazione della vita complessiva. Nella ricerca, la domanda sulla life satisfaction è stata abbinata anche a una specifica sulla felicità».
Una domanda molto ampia da declinare. Come la si affronta?
Monica Rossolini: «Misurare la felicità non è semplice. Seguendo la letteratura di riferimento, il modo corretto per farlo è porre una domanda che proponga alcune situazioni e chiedere all’intervistato il grado di felicità che ognuna comporta. Un esempio: pensando ai vari aspetti della tua vita (salute, famiglia, amicizie, lavoro, patrimonio…) ti ritieni complessivamente….molto felice, abbastanza felice, etc..). Certo, nel rispondere a questo quesito, ci possono essere condizioni specifiche del momento che influenzano la risposta e, per questo motivo, si affianca un’altra domanda che potremmo definire “di controllo” sulla life satisfaction. Una volta raccolta l’informazione, il passaggio successivo è stato applicare modelli quantitativi e robusti per andare a dimostrare se i fattori indagati siano statisticamente rilevanti nell’influenzare la felicità. Faccio un altro esempio concreto: nella nostra indagine, dopo avere fatto un’analisi di regressione, risulta che chi ha patrimoni molto alti è più felice (va tenuto conto che il campione analizzato rappresenta individui con un livello di ricchezza medio alto) di chi invece si colloca in una fascia inferiore. Non emerge, invece, che il tipo di occupazione sia un fattore che determina felicità».
Dall’analisi delle risposte dei clienti, quali sono le evidenze più forti?
Doriana Cucinelli: «Il messaggio più importante è che c’è un impatto sulla felicità provocato dall’intenzione a investire in strumenti Esg, mentre l’effetto non è ugualmente significativo una volta presa la decisione, cioè quando il prodotto è presente in portafoglio. Quest’ultimo risultato può essere spiegato in diversi modi. Il primo è che esiste ancora opacità in materia di sostenibilità. È probabile che questa percezione andrà migliorando negli anni, ossia quando la stessa definizione di investimento Esg sarà maggiormente connotata e definita, grazie anche alla nuova regolamentazione. A oggi, la mancanza di una maggiore trasparenza sugli investimenti sostenibili, soprattutto in termini di risultato generato, può alimentare scetticismo nei confronti della strategia di investimento. La nostra interpretazione è che la volontà di investire in modo sostenibile non sia stata soddisfatta da un prodotto che abbia generato un impatto. Oppure che non siano state date informazioni sufficienti su quanto è stato ottenuto attraverso la decisione presa da convincere ulteriormente il cliente della scelta fatta. Da questo punto di vista, una rendicontazione da parte del gestore, veicolata attraverso la figura del consulente, potrebbe essere di grande ausilio. L’altro elemento che emerge riguarda le competenze. Più il cliente è competente in materia Esg, tanto più è elevato il suo livello di felicità».
E per quanto riguarda le risposte dei consulenti finanziari?
Doriana Cucinelli: «Abbiamo analizzato l’intenzione dei consulenti a offrire prodotti Esg e abbiamo visto che i professionisti che hanno avuto un’esperienza e maturato competenza in materia, sono più propensi a consigliarli. Da qui si evince l’importanza, per un financial advisor, di avere un track record alle spalle. L’altro risultato interessante riguarda la relazione tra la propensione del cliente a investire in Esg e l’inclinazione e la competenza del financial advisor a proporre questa soluzione d’investimento, dove il ruolo del secondo è risultato importante nell’influenzare il primo nella scelta. L’importanza del consulente, invece, viene meno nel momento in cui il cliente ha profonde competenze in tema di sostenibilità. In generale, la competenza Esg, prevale su tutto».
Secondo voi, sempre in merito ai criteri Esg, come mai c’è una minore convinzione del cliente nei confronti delle tematiche sociali e di governance?
Doriana Cucinelli: «È quanto è risultato da un grafico descrittivo, che non è stato però valutato da modelli statistici e dall’analisi di regressione: abbiamo semplicemente confrontato le risposte medie ottenute. La minore convinzione nei confronti della “S” e della “G” potrebbe essere giustificata dal fatto che, da diverso tempo, è stata data molta più enfasi agli aspetti ambientali, anche da parte della stessa regolamentazione».
Qual è, secondo voi, l’aspetto più rilevante che complessivamente emerge dal lavoro svolto?
Monica Rossolini: «L’aspetto più rilevante è la differenza dell’impatto sulla felicità del singolo tra l’intenzione e l’investimento, che cela probabilmente una mancata gratificazione della scelta fatta in precedenza. Riteniamo che questo sia un aspetto che merita una profonda disamina, per creare un ciclo virtuoso che permetta al cliente che investe in prodotti Esg di essere soddisfatto e felice della scelta fatta anche dopo averla compiuta».