«La prima tappa di un lungo percorso»
Intervista a Lucio Zanon di Valgiurata, Presidente di Credem.
È stata annunciata la nascita del quinto polo di private banking in Italia da parte del più solido gruppo bancario in Italia e in Europa. Qual è il segreto del successo di Credem?
«È una domanda che mi è stata fatta più volte, a vari livelli e in diverse occasioni. Spesso mi sono sentito chiedere che cosa avesse di speciale un gruppo che non è particolarmente grande in termini dimensionali, non ha una specializzazione verticale e non ha neppure inventato un nuovo modo di fare banca. Qual è quindi la ricetta del nostro successo? Amo dire che in ogni cucina ci sono tanti segreti, ma il vero segreto sta nella cucina stessa. Il Gruppo Credem è quotato in borsa, ma ha un azionista di riferimento che è un imprenditore illuminato e che si è prefisso un obiettivo: la creazione di valore nel tempo per tutti».
Si tratta di un’affermazione che è ricca di significato, ma potrebbe essere solo formale.
«Potrebbe, ma nel nostro caso non si tratta di marketing e non è, di conseguenza, uno slogan commerciale. Racconto un aneddoto che ritengo possa fare chiarezza su quanto detto poc’anzi. Nel 1985 ero da poco entrato in banca, con poca esperienza alle spalle, ma con un ruolo molto importante da ricoprire: consigliere d’amministrazione. Andai allora a incontrare Achille Maramotti, l’azionista di riferimento, e gli chiesi aiuto per capire che cosa dovevo fare. Lui sorrise e mi disse che avrei dovuto avere una sola preoccupazione, come lui stesso faceva da anni: fare le cose utili per il successo della Banca quando non sarei stato più al mio posto. L’illusione di eternità che si ha da un punto di vista imprenditoriale sta tutta in questa affermazione».
È in quest’ottica che va letto anche il vostro impegno sulla sostenibilità?
«Sì, e penso che si possa evincere dai risultati della Dichiarazione non finanziaria del Gruppo. L’abbiamo chiamata “Origami”, l’arte giapponese di piegare la carta. Ecco, c’è un preciso senso nella scelta di utilizzare questo nome per illustrare la nostra filosofia nei confronti della sostenibilità. Si provi a pensare a un tavolo bianco, sul quale sono posti tre origami. Il primo è una barca, che simboleggia metaforicamente la banca e, quindi, la sua conduzione e il suo governo. Il secondo è un albero, che rappresenta il pianeta e ciò che noi facciamo nei suoi confronti. Il terzo origami è un cuore, il centro della Banca costituito dalle persone che in essa lavorano. È il circolo virtuoso che si genera tra questi tre elementi che crea la sostenibilità che, per Credem, non è una moda e neppure un’imposizione da parte del regolatore. È una dimensione pervasiva che, secondo me, diventerà sempre più importante nel nostro lavoro e nella comunicazione. Inoltre, i nostri clienti, in particolare le generazioni più giovani, ci chiedono di rendere conto sul tema. Questo è un tassello importantissimo per garantire il successo della nostra azienda nel tempo, perché non dobbiamo occuparci solo dei clienti di oggi, ma anche di quelli di domani. Vorrei solo menzionare un numero: 1,6 miliardi di euro. Si tratta del valore economico creato dal Gruppo ogni anno e la cosa straordinaria, secondo me, è che solo il 20% di questa somma viene trattenuto all’interno della banca. Il rimanente 80% è impiegato all’esterno tra le persone, i dipendenti, i clienti, i fornitori e tutto il territorio che ci sta intorno. Quindi, quando parliamo dei nostri risultati, non possiamo ignorare la dimensione della sostenibilità e non impegnarci a svilupparla».
Qual è il valore nella creazione di un’unica governance nell’attività di private banking del Gruppo Credem?
«Evidenzierei due aspetti. Il primo è che, così come è strutturata l’operazione ed è vista la sua finalità, si passerà dalla mera gestione del patrimonio alla cura dell’intero ciclo di benessere del cliente. Se ciò avverrà con successo, coloro che faranno parte della nuova entità avranno un’occasione straordinaria perché, nel ricoprire il loro ruolo, diventeranno più importanti per la loro clientela. Ed è proprio per fare in modo che ciò avvenga che occorre puntare sulla qualità delle persone, perché sarà proprio la qualità a fare la differenza nel servizio».
Come ha vissuto la proprietà le diverse fasi che hanno portato alla realizzazione di questo progetto?
«Siamo ormai a un punto di arrivo che è anche la prima tappa di un lungo percorso che ci attende. Io ho vissuto e partecipato a tutte le fasi attraverso le quali il progetto ha preso forma. È quasi banale parlare della sua importanza, perché, da un punto di vista quantitativo, c’è il conto economico e i volumi commissionali che lo asseverano. Ci sono, però, anche gli aspetti qualitativi che mostrano quanto questa attività di business sia stimolante e un incubatore di innovazione che ha fatto crescere tutto il Gruppo. E tengo molto a sottolineare quest’ultimo aspetto, perché la creazione di Credem Euromobiliare Private Banking è un progetto di Gruppo e avrà successo solo se darà valore all’intero Gruppo. Di conseguenza, è normale che la proprietà e tutti gli organi di gestione e di governance siano stati coinvolti sin dall’inizio e continuino a esserlo da qui in avanti. Si tratta di un impegno corale che i diversi soggetti presenti nella nostra realtà hanno fatto proprio».
è quindi la prima tappa di un percorso…
«Prima di tutto vorrei fare una premessa. Quando il Gruppo si impegna in un’operazione di simili dimensioni, non lo fa di certo per avere un ritorno nel breve periodo o per ragioni di carattere speculativo: questo modo di agire non fa parte del nostro Dna. Noi vogliamo che questa nuova dimensione esprima e renda evidente tutte le potenzialità a essa intrinseche, affinché si realizzi un player attrattivo sul mercato per le persone e, magari, per qualche entità che voglia aggregarsi. La logica di questo progetto è la creazione di valore nel tempo per il Gruppo. Negli anni abbiamo perseguito diversi obiettivi, ma il loro raggiungimento non ci ha mai fatto rinunciare alla sfida successiva, anche quando quest’ultima era ancora più impegnativa e, magari, metteva a rischio i risultati sino ad allora conseguiti».
In merito a quest’ultima affermazione, quali sono i vantaggi che i clienti potranno trarne?
«Partiamo da alcune considerazioni sul risparmio, un valore importantissimo e tutelato dalla Costituzione, di cui tutti noi ci dobbiamo occupare e preoccupare. Il risparmio vive oggi un momento particolare, di grande discontinuità, in cui alcune certezze sono venute meno per l’evoluzione di scenari esterni e finanziari. In tale contesto, i beni rifugio e gli investimenti decorrelati nell’ultimo periodo non hanno svolto la loro funzione. Ciò significa che, se da un lato l’attività di private banking diventa più complessa e difficile, dall’altro c’è l’opportunità di accrescerne il valore per il cliente, ciò che noi chiamiamo “wellbanking”, e di dare forti risposte alle sue esigenze. Occorrerà quindi un impegno da parte dei soggetti coinvolti e il Gruppo farà in modo di offrire tutti gli strumenti necessari per svolgere al meglio questa attività».