Un macroevento che ridefinisce il futuro
Il “Longevity Report”, realizzato da Invesco Investment Managers in collaborazione con Bva Doxa, è un’indagine che ha avuto l’obiettivo di investigare il profilo sociale ed economico rappresentato dagli individui che appartengono alla cosiddetta silver generation. Be Private ha parlato dei contenuti del sondaggio e del tema della longevità all’interno del panorama degli investimenti con Frank Di Crocco, ad interim head of distribution Italy di Invesco.
Gli over 60 rappresentano oggi quasi un terzo della popolazione italiana e vanno ad alimentare la silver economy. Potrebbe illustrare questo fenomeno e le sue ricadute?
«Il fenomeno della silver economy è strettamente legato all’invecchiamento della popolazione e al ruolo sempre più centrale che gli over 60 occupano, sia dal punto di vista demografico, sia economico. In Italia, questa fascia d’età rappresenta ormai quasi un terzo della popolazione e il loro peso economico è in costante crescita. La silver economy si riferisce all’insieme di attività, beni e servizi destinati a soddisfare le esigenze delle persone anziane, ma anche a sfruttare le opportunità derivanti dal loro potere d’acquisto. Gli over 60 sono oggi una parte vitale e attiva della società. Hanno accumulato risparmi e sono pronti a spenderli in settori che riguardano la loro qualità di vita, come la salute, il benessere, il turismo, il tempo libero e i servizi digitali. Non si tratta più di una popolazione passiva o limitata al consumo di beni essenziali, ma di persone che cercano di vivere il più a lungo possibile in modo indipendente, attivo e soddisfacente. Tutto ciò fa sì che molte aziende si orientino sempre più verso la creazione di prodotti e servizi su misura per questa fascia di età, dal miglioramento delle infrastrutture sanitarie a proposte di intrattenimento, e nuove tecnologie pensate per un pubblico più maturo. Le ricadute economiche sono significative. Il potere d’acquisto degli over 60 alimenta settori come quello farmaceutico, l’assistenza sanitaria privata, le assicurazioni, l’immobiliare e la domotica, ma si espande anche al turismo, con offerte specifiche per viaggiatori senior, e all’e-commerce, con un aumento dell’utilizzo di piattaforme digitali da parte di questa generazione. In sintesi, la silver economy non solo rappresenta un’opportunità di sviluppo per molti settori, ma è anche un motore di innovazione, poiché richiede di ripensare prodotti e servizi in chiave accessibile e su misura per una generazione di consumatori che, pur invecchiando, rimane attiva e influente».
Come è cambiata la percezione nei confronti della popolazione più “matura”?
«Negli ultimi anni, la percezione delle persone più mature è cambiata radicalmente, evolvendosi in maniera significativa rispetto al passato. Non sono più considerate semplicemente come individui che hanno raggiunto l’età della pensione e che vivono una vita più sedentaria e ritirata. Al contrario, queste persone sono viste come figure attive, intraprendenti e dinamiche, capaci di continuare a dare un contributo significativo alla società. In particolare, i cosiddetti Forever Young (vedi la classificazione nella pagina seguente), non si limitano solo a svolgere le attività tradizionali di questa fase della vita, come prendersi cura dei nipoti o della famiglia, ma spesso continuano a lavorare, a sviluppare progetti personali e professionali e a coltivare una vasta gamma di interessi, dall’attività fisica alla cultura. Nonostante la presenza di alcune preoccupazioni legate alla salute, alla perdita di autonomia e al naturale invecchiamento, la maggior parte degli over 60 oggi si considera ancora perfettamente in grado di gestire la propria vita in modo indipendente e di prendere decisioni importanti, sia per se stessi, sia per le proprie famiglie. Questa nuova percezione valorizza il ruolo delle persone più mature come una risorsa preziosa non solo per il nucleo familiare, ma anche per la società nel suo complesso, riconoscendo la loro esperienza, il loro bagaglio di conoscenze e la loro capacità di adattarsi a un mondo in continuo cambiamento. La loro presenza attiva e consapevole contribuisce, quindi, a creare una società intergenerazionale in cui l’età avanzata non è più sinonimo di passività o di declino, ma di una fase di realizzazione personale e di partecipazione continua».
Voi avete effettuato uno studio con Bva Doxa sul tema della silver generation. Perché avete deciso di realizzarlo?
«Siamo partiti da un dato demografico: oggi il nostro Paese presenta la seguente articolazione per età: il 12,7% degli individui ha fino a 14 anni di età; il 63,5% tra 15 e 64 anni; il 23,8% dai 65 anni di età in su. Ma quello che ritengo l’indicatore più esplicativo è l’indice di vecchiaia, che nel 2023 ha raggiunto quota 199,8. Che cosa vuole dire? Che ogni 100 giovani ci sono 199,8 anziani, praticamente due nonni per ogni nipote; erano 130 nel 2000 e 58 nel 1980. L’indice di dipendenza degli anziani ha raggiunto il 35,7%: ciò significa che in Italia ogni tre persone attive ve n’è una over 65. Si tratta del valore più elevato in Europa (31%) e il secondo al mondo dopo il Giappone (46%). È un fenomeno di tale portata che non può essere sottovalutato da nessuno e noi, dal nostro osservatorio di gestori del risparmio, ci dedichiamo ormai da tempo all’osservazione e allo studio dell’impatto dei cambiamenti generazionali sulla società e sulla nostra industry. Il nostro impegno quest’anno si è rafforzato grazie alla collaborazione con Bva Doxa, con cui abbiamo condotto una ricerca mirata a comprendere appieno proprio il mondo della silver generation. Lo abbiamo fatto per raccogliere a tutto tondo la visione dell’oggi e del futuro di questa generazione, approfondendo ovviamente la loro relazione con i soldi e la materia finanziaria, il livello di cultura finanziaria (altro aspetto a noi molto caro) e i temi legati a risparmi e investimenti».
Come è stata strutturata la ricerca?
«La ricerca è stata strutturata utilizzando un approccio metodologico misto, che ha integrato, sia un’indagine qualitativa, sia una quantitativa per ottenere una visione più approfondita e rappresentativa della silver generation. Per quanto riguarda la ricerca qualitativa, sono stati selezionati uomini e donne con un buon mix di età, livello socioeconomico, istruzione e provenienza geografica, oltre a diverse esperienze finanziarie. Questo campione comprendeva persone con vari tipi di prodotti di risparmio e investimento, attuali e passati, e con diverse situazioni finanziarie. In particolare, per i Boomer (60-70 anni), il gruppo era composto da individui, sia attivi professionalmente, sia pensionati, mentre per la Silent generation (70-80 anni) erano tutti pensionati provenienti da settori differenti. Complessivamente, sono stati condotti 24 colloqui individuali approfonditi della durata di circa un’ora: 17 interviste online a livello nazionale e sette interviste in presenza. Dopo gli incontri, è stata condotta un’analisi semiotica su un corpus di colloqui ritenuti esemplificativi. Questa analisi ha permesso di definire i campi semantici e le narrazioni tipiche di questo target, fornendo indicazioni utili per la comunicazione e la progettazione di strategie operative su misura per le diverse persone identificate. La ricerca quantitativa, invece, ha coinvolto un campione più ampio, con la somministrazione di 534 interviste per rappresentare meglio la popolazione target, cioè le persone di età compresa tra 60 e 75 anni. Il questionario è stato somministrato utilizzando un doppio modo di procedere: tramite telefono con metodologia Cati (computer assisted telephone interview) e online con metodologia Cawi (computer assisted web interview). Questo approccio ha permesso di raccogliere un insieme diversificato di risposte, garantendo una rappresentazione più accurata di opinioni, comportamenti e aspettative della silver generation riguardo al proprio futuro finanziario e al loro ruolo all’interno della società. Dalla ricerca sono emersi quattro differenti tipologie di intervistati con specifiche caratteristiche e differenze. I Forever Young e gli Impauriti sono composti, in prevalenza, da donne ma anagraficamente appartengono a due classi diverse: più giovani nei primi casi, tra i 65-69 anni, più mature nel secondo (over 70). I Realizzatori e i Patriarchi hanno invece una composizione prevalentemente maschile e, come per le donne, si differenziano per età e situazione familiare».
Quali sono le principali evidenze emerse?
«Emergono evidenze chiare di una generazione ancora attiva e piena di interessi, spesso tuttora impegnata lavorativamente e con esigenze e passioni che vanno ben oltre quelle cui erano abituati i pensionati fino a qualche anno fa. Gli over 60 di oggi si distinguono nettamente dalle generazioni precedenti sotto diversi aspetti. Grazie ai progressi della medicina e della sanità, godono di una migliore salute, che si traduce in più vitalità e capacità di partecipare attivamente alla società. Inoltre, hanno beneficiato di superiori opportunità di istruzione rispetto al passato, il che si riflette in una maggiore alfabetizzazione e conoscenza su tematiche quali la salute. E, anche per quanto riguarda la tecnologia, sono più avanzati (e propensi a imparare nel caso di lacune) di quanto possiamo immaginare. Dall’indagine è emerso che l’invecchiamento sta diventando un’opportunità per esplorare nuove esperienze, continuare a imparare e coltivare interessi personali. Atteggiamenti e modi di vivere che li pongono, molto più che in passato, al centro della società. Ma non è necessario leggere la nostra ricerca, o qualsiasi altro approfondimento sul tema, per accorgersene: è sufficiente fare un viaggio, entrare in un museo o in una palestra per constatare quante persone over 60 siano ancora attive. Tutto ciò porta a un cambiamento significativo nell’atteggiamento sociale nei confronti dell’invecchiamento. Non più una fase della vita caratterizzata dalla diminuzione delle capacità fisiche e cognitive e dalla progressiva riduzione dell’attività e dell’interesse per nuove esperienze. Ora il quadro è diverso: un numero crescente di persone anziane sta adottando un approccio attivo e positivo nei confronti della propria età. Si tratta di un cambiamento che ha implicazioni per la società nel suo insieme, in grado di influenzare il rapporto tra generazioni, le politiche pubbliche, il mercato del lavoro e, in un senso più ampio, l’intero scenario economico».
Come è percepito il futuro da parte degli intervistati e quale rapporto hanno con il proprio patrimonio?
«Il futuro è percepito con una certa dose di preoccupazione, soprattutto per quanto riguarda la salute e la possibilità di perdere la propria autonomia con l’avanzare dell’età. La paura di non riuscire a gestire la propria vita in modo indipendente rappresenta una delle principali ansie legate al futuro. Tuttavia, nonostante queste preoccupazioni, la maggior parte degli intervistati dimostra di avere un buon controllo e una gestione oculata del proprio patrimonio. Il cosiddetto “gruzzoletto”, ossia i risparmi accumulati nel corso degli anni, è trattato con grande attenzione: le persone cercano di proteggerlo, evitando sprechi inutili e assicurandosi che possa sostenere le loro esigenze anche nel lungo termine. La gestione finanziaria diventa così un elemento centrale per garantire serenità e sicurezza, soprattutto in una fase della vita in cui la stabilità economica è vista come uno dei pilastri fondamentali per mantenere un buon livello di benessere. Per questo motivo, molti intervistati optano per soluzioni finanziarie considerate sicure e preferiscono strumenti come i conti deposito e le obbligazioni. Scelgono un approccio più conservativo, orientato alla preservazione dei propri risparmi e alla garanzia di stabilità nel tempo. Questa modalità riflette un legame profondo con il concetto di sicurezza e tranquillità, valori che diventano ancora più rilevanti con il passare degli anni e che influenzano in modo decisivo le decisioni finanziarie di questa particolare fascia della popolazione».
Come affrontano le scelte d’investimento?
«L’approccio degli over 60 alle decisioni d’investimento è generalmente prudente. Sebbene alcuni, come i realizzatori, siano più disposti a prendere rischi calcolati per aumentare il rendimento, la maggior parte preferisce soluzioni sicure e facilmente svincolabili. C’è un’attenzione particolare alla protezione del capitale, soprattutto in un contesto di incertezza economica e aumento del costo della vita. Molti desiderano prodotti semplici e di facile comprensione, che permettano loro di mantenere il controllo sul proprio patrimonio. A eccezione dei realizzatori (tra i 65 e i 69 anni), che si dimostrano positivi su tutti gli aspetti legati all’ambito finanziario, gli altri intervistati dichiarano una discreta solidità finanziaria accompagnata da una limitata preparazione su questi temi. Parlando di denaro, emerge infatti prima di tutto il desiderio di una gestione “pacata” dei risparmi, cioè di investire, ma con oculatezza. Per queste persone è importante che il capitale accumulato duri fino alla fine. Proprio per tale ragione non desiderano esporlo a rischi: continuerà a essere la base, il serbatoio, il salvadanaio come lo è già oggi. Non immaginano di fare operazioni finanziarie per aumentarlo, ma, al limite, solo affinchè non si svaluti nel tempo. Anche i più aggressivi e dinamici sono dell’idea che il «gruzzoletto» non si rischia e, comunque, non sono più disposti a fare rinunce né ad accumulare senza una finalità precisa. In conclusione, se dovessi definire questa generazione con due aggettivi, la considererei protettiva, ma non immobilista».