In Italia si respira imprenditoria

L’Italia, finora abbastanza arretrata nell’innovazione finanziaria, sta facendo passi da gigante e proprio negli ultimi anni il tessuto delle piccole e medie imprese ha dato vita a una serie di operazioni talora estremamente innovative. A parlarne è Rossano Rufini, responsabile del private equity di Equita Capital Sgr, una società di private equity e private debt.

Come valuta il mercato italiano e cosa si aspetta nel 2021?

«In Italia ci sono oltre 150 mila piccole e medie imprese con caratteristiche appetibili per gli investitori istituzionali, quali i fondi di private equity. Un numero che, in proporzione a 60 milioni di abitanti, è elevato e superiore alla media europea. In Italia si respira imprenditoria, le Pmi costituiscono la spina dorsale del nostro sistema economico. Oltre il 70% di queste ha carattere familiare, una bassa patrimonializzazione e una generale necessità di arricchire le fonti di finanziamento con interventi che siano complementari al finanziamento bancario. Nei prossimi mesi ci attendiamo un’accelerazione dei consolidamenti societari in gran parte dei settori perché molte società non quotate emergeranno indebolite dalla crisi, con maggiori livelli di indebitamento e necessità di rafforzare la struttura patrimoniale. Ci aspettiamo, quindi, che un numero sempre più elevato di piccole e medie imprese si rivolgerà a forme di finanziamento alternative e ci auguriamo che il 2021 possa rappresentare un anno decisivo per gli investimenti di private capital a supporto delle imprese italiane. Con i tassi a zero, in questo momento storico la finanza ha un senso e può offrire rendimenti interessanti solo se si concentra sull’economia reale».

Quale ruolo per gli investimenti di private capital in questa crisi?

«Il mercato del private capital gioca un ruolo fondamentale. L’equity strutturato può infatti aiutare gli imprenditori a superare la crisi e di solito questo è ciò che offrono i fondi di private equity utilizzando strategie di investimento che prevedono l’acquisto di quote di minoranza affiancandosi a imprenditori e a management team per supportarli nel percorso di ripresa. Alla stessa stregua i fondi di private debt offrono agli imprenditori strumenti flessibili e complementari al canale bancario, che spesso contemplano il rimborso di capitale e interessi a scadenza, senza quindi incidere sui flussi di cassa nel breve termine. Ritengo però utile precisare che il ricorso al mercato dei capitali privati e al capitale di rischio, in particolare, non debba essere visto come una soluzione temporanea a situazioni di crisi quali quella che stiamo vivendo in questi ultimi mesi. Al contrario, gli operatori di private capital devono essere considerati partner strategici per fare crescere i business nel tempo. Equita Capital Sgr da anni è impegnata nello sviluppare strumenti su misura, sia di private equity, sia di private debt per supportare al meglio le Pmi nel loro percorso di crescita. Non solo finanza con un orizzonte temporale di lungo termine, ma interventi finalizzati ad apportare, a vario titolo, stimoli e strumenti per contribuire a definire e a sviluppare le strategie di impresa nel medio e lungo termine, aumentare il grado di managerializzazione delle imprese in cui investiamo, facilitare i passaggi generazionali, sostenere progetti di crescita organica o tramite acquisizioni e supportare lo sviluppo tecnologico (ora importante come non mai!)». 

Come sta evolvendo il mondo del private equity in Italia?

«In un Paese come l’Italia, caratterizzato da un elevato numero di aziende non quotate, il mercato del private equity ha ancora ampi margini di sviluppo. Notiamo comunque con soddisfazione che negli ultimi anni l’offerta si è molto ampliata, così come il numero di operatori italiani focalizzati su operazioni di piccole e medie dimensioni. La vera sfida di oggi è fare in modo che si sviluppino iniziative in grado di indirizzare il risparmio privato delle famiglie italiane agli investimenti in Pmi e consentire quindi l’accesso ad asset class tradizionalmente riservate solo agli investitori istituzionali, quali il private equity. In contesti di incertezza, come quello attuale, intravediamo la possibilità che il risparmio privato tenda ad assumere un atteggiamento conservativo e passivo con il rischio concreto che si crei un gap tra le opportunità d’investimento con fondamentali solidi selezionate dai fondi e la disponibilità di risorse. Noi auspichiamo che strutture di investimento innovative, quali i fondi Eltif e gli stimoli fiscali introdotti dal legislatore con lo strumento dei cosiddetti Pir Pmi o Pir alternativi, contribuiscano a generare un circolo virtuoso che genera ricchezza per tutti gli stakeholder coinvolti: investitori e imprese». 

Quali sono i vantaggi per l’investitore in Eltif?

«I fondi Eltif, letteralmente “European long term investment funds”, sono fondi di investimento alternativi promossi dall’Unione Europea con l’intento di stimolare gli investimenti di medio e lungo termine nelle Pmi. Siamo convinti che per potere distribuire prodotti illiquidi, quali i fondi Eltif, alla clientela retail, seppure evoluta, sia necessaria una “impalcatura” ad hoc, uno strumento dedicato con regole chiare che tutelino al massimo gli investitori. I fondi Eltif rispondono a questi requisiti. Noi stessi in Equita Capital Sgr abbiamo deciso di scegliere questo strumento per mettere le nostre competenze di private equity al servizio, sia di investitori retail, sia di istituzionali. Abbiamo infatti ritenuto che un approccio trasparente e vigilato e le garanzie offerte da questa tipologia di strumento siano fondamentali per consentire a investitori retail di avere accesso ai rendimenti interessanti offerti dal private capital e al contempo sopportare un livello di rischio adeguato». 

Da poco sul mercato sono arrivati anche i Pir alternativi. Che cosa offrono in più agli investitori?

«I Pir alternativi hanno l’obiettivo ambizioso di incentivare gli investimenti, sia in capitale di rischio, sia di debito, nell’economia reale e, in particolare, nelle Pmi italiane non quotate. Il requisito temporale del minimo holding period di cinque anni è volto a incentivare l’investimento di medio-lungo termine, premiando così la pianificazione da parte dell’investitore dell’impiego delle proprie risorse finanziarie e al contempo garantendo alle aziende oggetto di investimento una fonte di finanziamento coerente con l’orizzonte temporale tipico dei progetti di sviluppo. I Pir alternativi si prestano pertanto a investimenti in fondi chiusi, quali i fondi alternativi (inclusi gli Eltif) e contribuiscono quindi a rendere accessibile a investitori retail asset class tradizionalmente riservate agli istituzionali». 

A che cosa devono badare gli investitori in private equity?

«Concludo sottolineando che per gli investimenti di private capital il fattore umano, la qualità e l’esperienza del team di gestione fanno la differenza e occorre pertanto rivolgersi a gestori specializzati con solidi track record. Nei mercati illiquidi, improvvisarsi può essere rischioso!»

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Responsabile Clienti Istituzionali Fondi&Sicav

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