L’Italia che vince
Nazzareno Gregori, Direttore generale di Credem
Ricorderemo a lungo l’estate del 2021. E forse non (solo) per i motivi più ovvi. Certo, è stata un’estate ancora segnata da un’emergenza sanitaria che ci ha costretti a viaggiare meno, a socializzare ancora protetti e a rinunciare a molta della spensieratezza che solitamente caratterizza le nostre vacanze. L’estate dei vaccini, del green pass e delle visite ancora limitate ai nostri meravigliosi monumenti e musei. Ma è stata anche l’estate della ritrovata speranza che questa fase di ridotta libertà di movimento e azione possa essere superata.
C’è, però, anche un altro motivo per il quale ricorderemo questa estate italiana, iniziata a Rotterdam con il trionfo dei Maneskin all’Eurofestival e conclusa con la vittoria nel fango di Sonny Colbrelli alla Parigi-Roubaix. Dalle paillette del glam rock al sudore dei pavé, passando dalla vittoria azzurra agli Europei di calcio, alle bellissime (tutte) medaglie alle Olimpiadi e allo straordinario record delle Paralimpiadi: 69 ricompense al coraggio, alla determinazione e alla voglia di vincere. Sempre.
Un’immagine più di tutte sintetizza, a mio parere, la nostra estate italiana: quella della standing ovation a Bebe Vio a Strasburgo. Come non ricordare le parole della Presidente della Commissione Von Der Leyen: «Molti di voi la conosceranno. È un’atleta che ha vinto la medaglia d’oro per l’Italia e quest’estate ha conquistato il mio cuore. Quello che forse non sapete è che soltanto ad aprile le era stato detto che era in pericolo di vita. Ha subito un’operazione, ha lottato, si è ripresa. E appena 119 giorni dopo avere lasciato l’ospedale ha conquistato una medaglia alle Paralimpiadi».
Ecco ciò che unisce il cantante Damiano a Marcell Jacobs, l’Italia del volley a Matteo, il nostro finalista di Wimbledon: il fatto di non mollare mai e di ricavare dall’avversità ancora maggiore forza per la sfida successiva. È questa l’Italia che ci piace.
Così come ci piace l’Italia che investe, che cresce, che innova. Siamo alla vigilia di un piano di investimenti senza precedenti dal dopoguerra, il cosiddetto “Recovery plan”, ribattezzato “Piano nazionale di ripresa e resilienza”. La Commissione europea, a seguito della valutazione positiva del nostro piano, ha avviato l’erogazione all’Italia di 25 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento, di cui 9 circa a fondo perduto e 16 di prestiti. È la prima tranche di un sostegno complessivo di 191,5 miliardi di euro che verrà elargito in un decennio, pari all’11,5% del nostro Pil 2020. Una cifra enorme, capace di imprimere alle nostre, finora faticose, dinamiche di crescita un’accelerazione significativa. E di rappresentare un fortissimo segnale di discontinuità positiva nella modernizzazione del nostro Paese su molti fronti: la digitalizzazione, la green economy, le infrastrutture, la riduzione del gap tra nord e sud, la valorizzazione del talento femminile. In una parola, un piano che può rappresentare per tutti noi un “game changer” in grado di fare vivere all’Italia un lungo periodo di crescita e ammodernamento.
Siamo consapevoli che le difficoltà sono e saranno tante lungo questo percorso. L’Italia continua a soffrire di debolezze e difetti strutturali, come l’ammontare del debito pubblico, la scarsa capacità di rinnovo generazionale delle sue classi dirigenti o l’endemica tendenza a sprecare risorse pubbliche in progetti e iniziative spesso dispersive. Ma sappiamo anche che può contare su un risparmio più consistente che mai, su un tessuto imprenditoriale dinamico e innovativo e su una capacità, che mi piace considerare un nostro “marchio di fabbrica”, a tirare fuori il meglio di sé nei momenti più difficili.
Abbiamo, come sistema bancario, una responsabilità importante nel facilitare, supportare e accelerare la ripresa in atto: a fianco delle famiglie e dei piccoli operatori economici, delle imprese e degli investitori per fare sì che il credito e il risparmio agevolino una rinnovata crescita, sostenibile e durevole nel tempo.
In questo numero del nostro magazine Be Private affronteremo questi temi. Con la consapevolezza che è importante evitare oggi facili entusiasmi, come lo era ieri non cadere in un troppo acceso pessimismo e soprattutto con la convinzione che tutto ciò, in parte, dipende anche da ciascuno di noi. Fare vincere l’Italia che amiamo.
Buona lettura a tutti!